La terapia occupazionale è una disciplina riabilitativa orientata alla promozione del benessere e della salute. Si fonda, come intuibile dal termine stesso, sull’occupazione, quindi lavora su attività che migliorano le capacità fisiche e l’aspetto cognitivo e sociale della persona. La terapia occupazionale si pone l’obiettivo di rendere i soggetti autonomi nella propria vita quotidiana, migliorandone anche la qualità della vita.
Un aspetto molto importante delle sessioni di terapia ha a che vedere con la creatività e l’abilità del professionista di utilizzare fantasia e immaginazione per rendere il percorso funzionale e piacevole allo stesso tempo. Nell’articolo di oggi parliamo di come sostenere l’indipendenza del bambino applicando la creatività alla riabilitazione.
Declinare la terapia occupazionale al bisogno specifico
Lavorando sull’occupazione, quindi sull’insieme di attività che caratterizzano la vita quotidiana, sono diversi gli aspetti su cui un terapista occupazionale può intervenire – perché diversi appunto sono i bisogni specifici. Ne parliamo nel corso dell’articolo: puoi cliccare l’argomento di tuo interesse per passare al paragrafo dedicato.
Collegamenti rapidi
Terapia occupazionale e infanzia: un percorso studiato in modo mirato
Le occupazioni riguardano tutti gli individui, in misura diversa a seconda di alcuni fattori, tra cui:
- età
- contesto culturale
- decisioni
- capacità
Possiamo catalogare le attività che caratterizzano la vita quotidiana di una persona in tre macro aree: la cura di sé, i doveri legati alla produttività e il tempo libero. L’obiettivo della terapia occupazionale è intervenire su queste aree con sessioni riabilitative o preventive nei casi in cui una malattia, un disturbo o una disabilità limitino l’indipendenza. Le difficoltà manifestate dai pazienti possono essere temporanee o permanenti e, anche per questa ragione, devono essere trattate in modo diverso in relazione al grado di invalidità.
Per affrontare un percorso proficuo, il bambino, così come l’adulto, deve essere coinvolto con l’approccio giusto, che sia attentamente studiato e selezionato per rispondere alle specifiche necessità. Il professionista elabora un percorso terapeutico mirato a migliorare la qualità della vita del paziente e a incrementare il suo grado di autonomia e indipendenza. L’infanzia è il momento in cui emergono le prime difficoltà – motorie, cognitive e sociali – per cui è fondamentale intervenire subito, per lavorare tempestivamente sulle sfide e raggiungere graduali ma evidenti miglioramenti.
Per operare al massimo e intervenire a 360 gradi, il terapista occupazionale esamina come migliorare la partecipazione del bambino nella vita quotidiana. La vita di un bambino è ricca di storie ed emozioni che devono emergere ed essere protagoniste durante il trattamento. È proprio a partire da questo bagaglio di conoscenze che si lavora per riabilitare capacità perdute.
Autonomia e indipendenza come obiettivi ultimi
Prima di entrare nel merito delle opportunità della creatività applicata alla terapia occupazionale, focalizziamoci sull’importanza dell’indipendenza e dell’autonomia nel bambino. Infanzia e indipendenza possono giocare l’uno a favore dell’altro. Attraverso sessioni terapeutiche studiate ad hoc, si possono scoprire capacità e abilità sconosciute e fare leva su queste per compensare i limiti.
Lavorando a tutto tondo, sul piano motorio, relazionale e cognitivo, possono emergere le fragilità e le limitazioni più importanti della persona, ma anche le performance e le capacità individuali. Queste informazioni rappresentano il punto di partenza per redigere un piano di intervento mirato e definire la strategia più indicata per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia.
Ma cosa si intende con autonomia?
Lo stato dell’indipendenza coinvolge tutti gli aspetti della persona, da quello sociale a quello fisico, passando per quello professionale. Essere autonomi significa, di fatto, poter svolgere funzioni senza l’aiuto esterno, possedere le competenze per funzionare in tutte le aree senza che sia necessario un intervento. L’autonomia abbatte le barriere nella vita di un individuo e chiaramente, anche quelle di un bambino, che proprio durante l’infanzia inizia a sperimentare piccole indipendenze.
Per fare un esempio, lo svolgimento di queste azioni richiede autonomia:
- alzarsi dal letto
- fare colazione
- lavarsi i denti
- vestirsi
- praticare un’attività creativa
Il compito piuttosto delicato del terapista è quello di lavorare sulle indipendenze e sulle autonomie, suggerendo valide alternative per raggiungere l’obiettivo dell’azione. È qui che entra in gioco la creatività, necessaria per immaginare trucchi, strategie, strumenti e ausili che possano contribuire all’acquisizione o al rinforzo di un’abilità. Ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Le opportunità della creatività nella terapia
Chiudere la cerniera di un giubbotto, afferrare una palla, prendere una matita con due dita, spalmare la crema su una fetta di pane, esprimere un’emozione: è possibile lavorare su questi obiettivi con fantasia, immaginazione e creatività? La risposta è sì.
La fantasia applicata al percorso terapeutico può riservare imperdibili opportunità, perché fa emergere percezioni e stimoli fondamentali per impostare un lavoro. La creatività attiva diversi canali e connessioni, dando un diverso significato a elementi sensoriali ed emotivi che i più piccoli ancora non hanno elaborato. Con la creatività, il bambino abbandona le vesti di spettatore per abbracciare quelle di attore ed esecutore.
Per impostare un ambiente terapeutico creativo, il professionista deve integrare supporti e strumenti che permettano di impostare un percorso graduale. L’obiettivo è misurarsi con i propri limiti, con attività sempre più complesse rispetto al traguardo appena raggiunto.
Gli spunti per stimolare sensazioni sensoriali e capacità motorie dipendono dal tipo di abilità su cui si vuole lavorare. Il divertimento e l’intrattenimento possono essere legati ad attività:
- manuali-espressive, come il disegno
- corporee, come il ballo
- esclusivamente manuali, come la manipolazione di oggetti
- esclusivamente espressive, come il canto
Queste attività possono essere declinate in misura sempre diversa e specifica, a seconda che si voglia incoraggiare la memoria, la capacità attentiva, il grado di concentrazione, l’abilità di problem solving, le competenze tattili.
Giochi, idee e attività pratiche da professionista a professionista
Fantasia, immaginazione e creatività possono essere applicate alla terapia, qualunque sia l’obiettivo del percorso:
- stimolazione sensoriale
- propriocezione
- stimolazione cognitiva
- orientamento spaziale
L’aspetto positivo di questo approccio professionale ha a che vedere con l’unicità delle singole persone; ogni caso è a sé e richiede studio e analisi mirate. Occupandosi di bisogni e necessità specifiche, il professionista ha la concreta opportunità di trasformare ogni incontro in una seduta sempre diversa e coinvolgente, che permetta di lavorare sulle sensazioni e, soprattutto, le emozioni.
Il gioco ha un potenziale unico: si tratta, infatti, di uno strumento essenziale nella vita di un bambino, trattandosi anche di un’attività praticata in modo spontaneo. Al gioco sono strettamente legate sensazioni positive, come il piacere, la soddisfazione per un’azione compiuta e il divertimento.
Dal punto di vita educativo, è stato dimostrato che alcune attività ludiche sono fondamentali per lo sviluppo di un bambino e che sono in grado di influenzare crescita e apprendimento.
Attraverso il gioco, quindi, si può lavorare sullo sviluppo emotivo, cognitivo, comunicativo, relazionale e motorio. Il gioco può essere interpretato come una rappresentazione della realtà, in cui occorre rispettare delle regole, instaurare una connessione con altre persone e acquisire costantemente competenze e conoscenze. L’attività ludica aiuta, inoltre, a gestire le emozioni, a relazionarsi con la realtà esterna e, soprattutto, a dare libero sfogo alla fantasia.
Con questi presupposti, il professionista può creare un ambiente multifunzionale, in cui regnano divertimento e intrattenimento.
Ecco alcuni giochi e attività che si possono organizzare a seconda dell’obiettivo terapeutico.
Motricità fine
Tra gli strumenti a disposizione dei terapisti occupazionali troviamo le palle. In particolare, gli ausili sensoriali possono risultare preziosi per rendere la seduta ricca di esperimenti e novità: un set può contenere palle di diversa forma, colore e texture e supportare così la fantasia del professionista, che può immaginare, ad esempio, che le palle siano nuovi amici in cerca di aiuto, che devono essere trasportati su un’isola al sicuro, perché un mago crudele vuole rapirli.
Il bambino, quindi, può essere motivato in questo modo ad afferrare con le proprie mani e a trasportare le palle da un luogo della sala ad un altro. Colori, forme e texture aiutano ad avvalorare la tesi degli amici in cerca di aiuto, dal momento che l’aspetto diverso delle palle può aumentare ancor di più i livelli di creatività.
Autonomie e indipendenze
Per lavorare sulle autonomie è molto importante l’aspetto comunicativo: di cosa hanno bisogno i nostri amici animali per stare bene ed essere in salute? Sappiamo che l’indipendenza ha a che fare con attività quotidiane come prendersi cura di sé. Immaginandoci una fattoria di animali, possiamo chiacchierare con i piccoli pazienti sulle migliori azioni che possono rendere felici gli ospiti a quattro zampe (e non solo). Passando all’aspetto pratico, si può immaginare di dover prendersi cura degli animali, di doverli spostare in diversi luoghi della fattoria per farli mangiare, bere, pulirli e farli passeggiare.
Le infilature, in questo caso, sono ideali perché consentono di ricreare un’attività stimolante e di aggiungere elementi alla storia – quindi personaggi e miniature in legno.
Propriocezione
Con propriocezione si intende l’abilità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista. Questa capacità può essere rafforzata con una pratica lavagna di sabbia: si tratta di un vassoio di legno ricoperto di sabbia finissima. È un ausilio molto motivante, che stimola tanta creatività e immaginazione nel bambino. Per migliorare la propriocezione, si può giocare a ritrovare un elemento nascosto, fantasticando su un tesoro che, se scoperto, può esaudire qualunque desiderio. Molto utile in questo caso, è l’utilizzo quasi esclusivo delle mani senza dover ricorrere all’aiuto della vista: questo approccio è fondamentale per lavorare sulla specifica abilità.
Stimolazione verbale
Per migliorare la stimolazione verbale, può essere interessante inscenare una situazione in cui il bambino ha un ruolo fondamentale per superare una certa sfida: utilizzeremo il gioco delle cuciture. Il professionista può affidare al piccolo paziente un compito, come quello di trovare la cura per guarire gli amici peluche. Qui, all’aspetto dell’espressione verbale, si associa quello dell’allenamento motorio, grazie alla possibilità di passare i fili all’interno dei contorni delle sagome. Si tratta, quindi, di un’attività completa, divertente e molto versatile, che può essere declinata in modo sempre diverso per raggiungere un obiettivo specifico.
Nell’articolo di oggi abbiamo parlato di terapia occupazionale e, in particolare, dell’elemento della creatività come valore aggiunto per raggiungere importanti obiettivi. Scopri l’ampia proposta di Borgione per rendere le sessioni ricche di fantasia, creatività e stimoli.
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