Logopedia e psicomotricità possono essere impiegate insieme per raggiungere importanti obiettivi di trattamento. Nel corso dell’articolo entreremo nel merito delle due discipline, approfondendo alcuni spunti di attività che è possibile condurre in ambito professionale per ottenere miglioramenti su entrambi i fronti.
Logopedia e psicomotricità: quali sono gli obiettivi del trattamento professionale?
Le attività di psicomotricità riguardano la riabilitazione di funzioni e competenze sotto il profilo motorio, cognitivo e relazionale.
Sulla base del disturbo specifico, si studia un piano di attività mirato che ha obiettivi ben precisi. Il primo aspetto sul quale lavorare è la coscienza di sé stessi, un requisito fondamentale per sviluppare un’interazione. Si passa, poi, ai rapporti interpersonali, quindi alla presa di coscienza dell’altro, indispensabile per impostare un canale di comunicazione.
Arriva in seguito il momento di gestire il setting, ovvero un ambiente dove sperimentare comportamenti funzionali: qui, il professionista può supportare la terapia, inserendo strumenti e giochi, con l’obiettivo di aiutare il paziente a gestire situazioni diverse. Arricchendo le sessioni con nuove attività funzionali, il bambino sviluppa una tolleranza sempre maggiore a nuove condizioni e cambiamenti, migliorando anche la gestione dello stress.
Il professionista osserva poi i comportamenti in un dato periodo di tempo, aggiustando e aggiornando le attività sulla base della risposta terapeutica ottenuta.
I professionisti esperti di logopedia si occupano di valutare e trattare problemi di linguaggio e disturbo della comunicazione. Entrando nel merito delle attività di questa disciplina, possiamo renderci conto di come ci siano dei punti in comune con la psicomotricità.
La sessione logopedica ha l’obiettivo di aiutare i pazienti ad articolare le parole, assimilare la comunicazione verbale e non verbale, familiarizzare con l’iniziativa comunicativa, migliorare l’interazione e lo scambio di comunicazione. Il gioco è una parte fondamentale della sessione, perché permette di sviluppare un percorso formativo piacevole e funzionale allo stesso tempo.
Logopedia e neuro-psicomotricità lavorano in sinergia per ridurre le barriere tra il paziente e l’ambiente circostante, migliorando le autonomie e le competenze, pur rispettando le inclinazioni e le caratteristiche del singolo.
Quali attività di logopedia e psicomotricità proporre in ambito professionale?
Le attività che coinvolgono entrambi gli ambiti devono essere sviluppate sulla base di determinati fattori, dall’età alle caratteristiche personali, passando per le specifiche difficoltà e abilità.
La cosa importante da sottolineare è che attività e giochi comuni possono rivelarsi molto costruttivi se realizzati con una progettualità e uno scopo mirato. È proprio la semplicità dei sussidi il vero valore aggiunto: attività svolte con materiali e giochi consentono ai bimbi di approcciarsi all’azione con coinvolgimento e interesse. L’esperienza assume, così, un significato profondo che getta ottime basi per acquisire e rafforzare competenze.
Entriamo ora nel merito degli strumenti e delle attività per lavorare su entrambe le discipline: ecco alcuni spunti utili.
Strumenti sonori
Nel cappello degli strumenti sonori, troviamo diversi elementi che possono tornare utili per migliorare abilità inerenti alla psicomotricità e alla logopedia. Prendiamo, ad esempio, i blocchi sonori: questi sussidi in legno di diverse forme e colori producono suoni distinti e sono un perfetto esempio di strumento sensoriale a 360 gradi. Oltre a stimolare la sensitività uditiva, i blocchi di legno migliorano la motricità fine, nella misura in cui i bambini possono impiegarli per realizzare diverse costruzioni. Un’idea del terapista potrebbe essere quella di stimolare i pazienti alla costruzione di una struttura con blocchi divisi per colore o per grado di sonorità.
Le maracas sono oggetti divertenti quanto molto funzionali: agitando le maracas si produce un suono che può essere più o meno ritmico e funzionale alla motricità fine e alla propriocezione. Una sessione terapeutica professionale può essere incentrata sull’ascolto del ritmo e sulla creazione di una semplice coreografia da seguire per andare a tempo di suono.
Il tamburo è uno strumento che richiede un allenamento costante alla coordinazione oculo manuale; stimola, inoltre, il senso del ritmo, la sensibilità uditiva e tattile, dimostrandosi un ottimo sussidio nella terapia psicomotoria e di logopedia. Un’idea di utilizzo del tamburo può essere quello di giocare a indovinare quanti colpi vengono percepiti, suonando quindi a turno il tamburo.
Puzzle e palline
Questi sussidi possono essere impiegati per strutturare sia attività di psicomotricità che di logopedia: le palline, ad esempio, possono essere sfruttate per potenziare la muscolatura facciale e per imparare a controllare il proprio corpo, ad esempio coordinare il movimento dei muscoli del volto o migliorare la respirazione.
Una pallina può essere messa al centro di un tavolo e si può arricchire la sessione terapeutica, immaginando di dover raggiungere un obiettivo, come centrare una porta in una partita di calcio.
Giocando con i puzzle, i bambini possono lavorare su diverse abilità: motricità fine, coordinazione oculo-manuale e anche lo sviluppo comunicativo. I giochi raffiguranti numeri o animali possono essere utilizzati per interagire, imparando nuove parole e suoni.
Nell’articolo di oggi abbiamo parlato di logopedia e psicomotricità, con un focus sulle attività rivolte ai professionisti per rafforzare abilità di ambito multidisciplinare. Consulta l’ampio catalogo di giochi, strumenti e sussidi di Borgione per arricchire le sessioni terapeutiche con esperienze sempre coinvolgenti.
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