L’Alzheimer è la forma più comune di demenza; si tratta di una malattia neurodegenerativa che intacca, in modo progressivo, soprattutto le cellule nervose responsabili delle aree celebrali dell’apprendimento e della memoria.
Questa premessa è fondamentale per parlare del legame tra stanza multinsensoriale e Alzheimer: il primo è un approccio utilizzato da terapisti professionisti per migliorare le condizioni dei pazienti, incrementando il loro benessere e lenendo ansie e tensioni. Continua la lettura dell’articolo!
Stanza multisensoriale e Alzheimer: gli obiettivi dell’approccio
Il metodo-snoezelen è entrato a far parte delle attività di sempre più educatori, professionisti e personale specializzato in materia.
Si tratta di un approccio nato intorno agli anni Settanta, in Olanda, grazie all’intuizione di due psicologi che per primi realizzarono la stanza multisensoriale, scoprendone molti benefici e opportunità.
L’obiettivo dell’attività era ricercare una connessione comunicativa ed espressiva con pazienti in cui la parola non può contribuire a esternalizzare le emozioni. Da qui, l’idea perspicace che un ambiente con un’atmosfera particolare potesse avere effetti benefici per la persona, aiutando a stimolare sensazioni e sentimenti postivi.
L’importanza del setting nel trattamento della demenza
Si diffonde negli anni, così, la Snoezelen room, ovvero una stanza multisensoriale dove vista, udito, tatto sono sollecitati da:
- suoni
- colori
- luci
- oggetti
Per creare una stanza multisensoriale e declinarla come attività di supporto per pazienti affetti da Alzheimer, è fondamentale comprendere l’importanza del setting e approfondire come questo giochi un ruolo strategico nell’ottenimento di progressi.
Uno spazio multisensoriale è creato per la persona, vale a dire che deve essere personalizzato sulla base delle esigenze del singolo paziente e delle esperienze che si vogliono generare. Una stanza basata sul metodo-snoezelen per malati affetti da Alzheimer è un posto in cui sentirsi sicuri e un ambiente dal clima famigliare, sereno e rilassato.
Andare incontro ai bisogni della persona è fondamentale per migliorare la situazione clinica, soprattutto nel caso di una malattia degenerativa che può portare a importanti tracolli, anche nel giro di poco tempo.
Per questa ragione, il setting non deve mai essere statico e impersonale, ma sempre personalizzato e modulabile, per rispondere alle necessità anche più delicate.
Adattare l’ambiente multisensoriale alla persona è un’operazione continua, che si basa sui feedback e il responso fornito proprio dal paziente nel corso degli incontri.
Patologie come la demenza e l’Alzheimer richiedono un grosso contributo da parte di una persona di fiducia, caregiver e famigliari: il loro supporto è fondamentale per preparare un ambiente il più possibile allineato alle caratteristiche della persona.
Non è sufficiente quindi allestire una stanza multisensoriale con elementi basati sull’approccio-snoezelen: per raggiungere effettivi progressi, è necessario che ogni oggetto, colore, suono e strumento sia scelto in modo strategico per essere declinato in modo perfetto alla singola personalità.
Efficacia della stanza multisensoriale per l’Alzheimer
L’Alzheimer è una malattia progressiva, per cui non possiamo aspettarci di interrompere il suo corso; tuttavia, la stanza multisensoriale supporta i malati, offrendo loro strumenti per stimolare sensi positivi e incrementare il benessere.
Anche se non si può ancora definire una terapia, l’approccio migliora i comportamenti, lenisce il senso di ansia, riduce stress e tensioni, favorisce lo spirito positivo e mantiene le condizioni della salute cognitiva.
Negli anni, la sperimentazione dell’approccio-snoezelen nei pazienti affetti da Alzheimer ha raccolto risultati positivi. Una stanza multisensoriale facilita la comunicazione con i malati, creando così un canale attraverso il quale lavorare per aumentare la fiducia del paziente nei confronti di chi ha vicino.
Un altro effetto positivo individuato è quello sulla memoria: in particolare, setting che ripropongono oggetti, contesti e situazione vissute in passato dalla persona permettono di riportare alla luce antiche sensazioni e vecchi ricordi. La memoria rispetto a un evento piacevole e positivo promuove sentimenti di gioia, con effetti benefici sul decadimento cognitivo.
L’ambientazione specifica può essere riprodotta con gli oggetti più disparati ed essere completata con spray e oli essenziali che possono sprigionare odori famigliari, per massimizzare così l’efficacia della sessione.
L’approccio sensoriale interviene anche sul controllo dei comportamenti, che nel caso delle diverse forme di demenza può compromettere in modo serio l’umore. La sensazione generata dalla sessione sensoriale è di calma e tranquillità, indispensabile anche per trattare i fenomeni di wandering, molto comuni negli anziani affetti da Alzheimer, ovvero la pulsione di vagare e muoversi in maniera costante, per noia, confusione o esigenze fisiologiche.
Alleviando stress e tensioni, migliora l’umore e si pongono le basi per alimentare atteggiamenti positivi, che possano essere costruttivi per la propria condizione.
Il legame tra stanza multisensoriale e Alzheimer ha a che vedere anche con i progressi fisici. La sessione sensoriale, infatti, non deve essere immaginata come passiva e poco dinamica, in cui il soggetto è invitato solo a rilassarsi senza compiere alcuna azione.
Quando la situazione lo permette, in base alle esigenze e alle caratteristiche del paziente, si possono introdurre attività manuali che siano sempre coerenti con i principi del metodo-snoezelen: tavole luminose, lavagne di sabbia, materiali con texture diverse sono utili per migliorare la concentrazione, lavorare sulla prassia, offrire occasioni di divertimento e coinvolgimento emotivo.
Non dimentichiamo che una sensazione molto comune dell’anziano è quella di non essere più in grado di fare nulla di utile e concreto: questi strumenti aiutano a responsabilizzare, offrendo al paziente una ragione per fare qualcosa e percepire, così, la propria autodeterminazione.
Stanza multisensoriale, Alzheimer e percorsi sensoriali sono concetti legati da un filo comune: l’approccio degli stimoli sensoriali può aiutare i terapisti a raggiungere molti progressi nei pazienti più anziani, così come raccontato nell’articolo di oggi.
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