La Doll Therapy è un approccio terapeutico utilizzato principalmente per trattare pazienti con Alzheimer e altre forme di demenza: questo metodo sfrutta l’interazione con bambole empatiche per stimolare nei pazienti ricordi, emozioni positive, senso di responsabilità, presa in carico e reciprocità nella relazione di cura.
Negli ultimi anni, la Doll Therapy ha conosciuto una certa diffusione in particolare come integrazione ai trattamenti farmacologici.
In questo articolo non vogliamo proporre consigli e linee guida, quanto presentare i vari step compiuti dai terapisti del processo di adozione di questa metodologia.
Possibili benefici della Doll Therapy
La Doll Therapy è oggi riconosciuta come un approccio innovativo per il trattamento dell’Alzheimer e, in determinati casi, può portare benefici concreti nella qualità della vita dei pazienti.
Aiutando a canalizzare comportamenti difficili, questo approccio aiuta a ridurre ansia, aggressività e senso di solitudine: l’interazione con le bambole crea un’atmosfera sicura e familiare, favorendo il rilassamento e la tranquillità anche in pazienti disturbi del comportamento quali agitazione e irrequietezza.
Un altro beneficio significativo è il miglioramento del benessere emotivo. Le bambole possono fungere da stimoli che presentino un canale per entrare in empatia con il malato, stimolando la competenza a prendersi cura di sé e dell’altro: parliamo quindi di interazioni emotive che possono tuttavia contrastare il senso di solitudine e isolamento spesso sperimentato dai pazienti con Alzheimer.
La Doll Therapy può anche stimolare la memoria e le abilità cognitive: i pazienti sono invogliati a ricordare e raccontare storie, promuovendo l’esercizio della memoria e delle capacità linguistiche. Inoltre, la terapia può migliorare le abilità motorie fini, poiché i pazienti maneggiano le bambole e i loro accessori anche nell’esecuzione di alcune attività di base come igiene e alimentazione. La bambola funge da “compagno” in queste attività spesso difficili.
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Scelta della bambola
La prima sfida per i terapisti che decidono di implementare la Doll Therapy è la scelta della bambola.
Le bambole devono essere scelte per rispondere alle esigenze emotive e sensoriali dei pazienti. Spesso quindi si preferisce utilizzare bambole con caratteristiche dettagliate. Il materiale delle bambole è altrettanto importante: devono essere morbide al tatto e realizzate con materiali sicuri e ipoallergenici per evitare reazioni avverse. Inoltre, le bambole devono essere facilmente lavabili per mantenere un alto livello di igiene, specialmente nelle RSA dove la condivisione tra pazienti potrebbe essere necessaria.
Anche in questo caso, la possibilità di personalizzare i supporti materiali fa la differenza. Alcuni pazienti potrebbero rispondere meglio a bambole che ricordano loro persone care o che rispecchiano aspetti culturali o etnici familiari: i terapisti possono quindi decidere di dotarsi di una varietà di bambole, così da trovare quella più adatta per ciascun paziente.
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Implementazione del nuovo metodo
Una volta scelta la bambola, il terapista procede alla pianificazione di un percorso personalizzato.
Sulla base delle caratteristiche del paziente, il terapista sceglie la bambola più adeguata, presentandola in un contesto rassicurante e familiare, senza forzare l’interazione. In questa fase alcuni pazienti potrebbero trovare conforto immediato, mentre altri potrebbero richiedere più tempo per adattarsi: Il terapista osserva le reazioni dei pazienti e adatta la terapia in base alle loro esigenze e preferenze.
Come per le altre terapie non farmacologiche, inizia poi un processo di valutazione continua degli effetti della terapia, essenziale per monitorare i progressi e apportare modifiche necessarie.
È importante anche formare il personale sanitario sull’uso della Doll Therapy, comprendendo i suoi benefici e le tecniche per introdurla correttamente.
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Evidenze scientifiche su Doll Therapy e Alzheimer
La Doll Therapy è stata oggetto di diversi studi scientifici.
Uno studio condotto da M. Mitchell e G. O’Donnell, pubblicato nel 2013 sulla rivista “Dementia”, ha osservato un gruppo di pazienti per un periodo di sei mesi e ha riscontrato un miglioramento nel loro benessere emotivo e una diminuzione dell’uso di farmaci antipsicotici, dimostrando che la Doll Therapy può ridurre significativamente i comportamenti agitati e aggressivi nei pazienti affetti da demenza grave.
Un altro studio condotto da K. James e R. Mackenzie, pubblicato nel 2017 su “Journal of Alzheimer’s Disease”, ha esaminato l’impatto della terapia su 50 pazienti con Alzheimer moderato e grave. I risultati hanno mostrato che il 75% dei pazienti ha risposto positivamente alla terapia, manifestando una maggiore tranquillità e interazione sociale.
In tema di Doll Therapy in Italia, troviamo una ricerca condotta da Zaccarelli et al. (2017) pubblicata su “Giornale di Gerontologia” ha evidenziato una riduzione significativa dell’aggressività e dell’agitazione in pazienti con Alzheimer che hanno partecipato alla terapia con le bambole. Inoltre, uno studio di C. Cipriani e G. Lucetti (2018) pubblicato su “Aging Clinical and Experimental Research” ha riscontrato un miglioramento nel benessere emotivo e nella socializzazione dei pazienti.
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