Anna La Mattina, Pedagogista ANPE
A 26 anni dall’approvazione della convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e a 24 anni dall’entrata in vigore in Italia della legge n. 176/1991, siamo ancora ben lontani dalla realizzazione dei suoi principi fondamentali relativamente alla qualità della vita e all’avvio di buone pratiche che consentano il pieno sviluppo della personalità dei bambini e degli adolescenti.
Una città amica dei bambini, pensata e progettata a loro misura, deve garantire un livello di vita sostenibile, fatto di accoglienza, protezione e sicurezza, ma anche di affetti, relazioni sane, cultura, gioco e svago. Ciò si ottiene creando quelle condizioni esistenziali che permettono ad ogni famiglia di aver riconosciuti i bisogni primari: un lavoro, una casa dignitosa, servizi a cui fare affidamento a sostegno della genitorialità, perché i bambini possano essere allevati nel migliore dei modi. Ovviamente, è compito delle istituzioni attivare tutte le sinergie possibili nel territorio, in forza della legge di attuazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, affinché tutto ciò possa essere realizzato.
Lo Stato e gli Enti Locali, con gli aiuti dell’UE, hanno il dovere di realizzare città vivibili a misura del cittadino, in particolare dei bambini e degli adolescenti, cittadini a pieno titolo di oggi e di domani. Cosa deve prevedere una comunità urbana, affinché divenga una “Città Amica” dei più piccoli?
Anzitutto deve essere una città che educa nel senso più autentico del termine, ovvero deve offrire gli strumenti per far emergere le risorse di ciascuno; ciò sarà possibile non soltanto attraverso il compito specifico di un qualsivoglia ufficio di assistenza sociale o di una scuola; piuttosto deve divenire essa stessa “realtà educativa ed educante”, dovrà fornire cioè, una serie di servizi, strutture ed infrastrutture tali da renderla funzionale, gradevole e comprensibile ai più piccoli e, nello stesso tempo, deve farsi modello da imitare, per una cittadinanza sempre più consapevole e responsabile.
La Città di Palermo si è resa protagonista, di recente, di una interessante esperienza denominata “Festival della Città Educativa”, in virtù del fatto di essere una città metropolitana del Sud Italia, ricca di problematiche di ogni genere e piuttosto lontana dall’essere e dall’essere stata una città per i bambini. Palermo ha deciso di ripensarsi e di disegnare un progetto per diventare realtà educativa nel suo insieme, coinvolgendo tutti, ma proprio tutti: dalle istituzioni competenti al mondo dell’associazionismo e del volontariato, dalle associazioni professionali (fra cui l’ANPE, come ente patrocinante e partecipativo del tavolo tecnico-scientifico) ai commercianti, fino ad arrivare alle aziende sanitarie e ad enti religiosi di diverse confessioni. Questi soggetti sono, a diversi livelli, tutti operatori nel territorio, e sono stati invitati dall’Amministrazione Comunale ad assumersi ognuno la responsabilità di firmare un patto di lungo respiro con la Città, per la tutela dei minori; ciò in ordine alla sicurezza, all’accoglienza, alla pulizia, alla diffusone della cultura che parla il linguaggio dei più piccoli (i bambini hanno redatto la carta dei diritti del fanciullo ONU, usando il loro linguaggio), nonché alla diffusione di buone pratiche educative che ognuno può mettere in atto, in famiglia, a scuola, in un negozio, per strada, nelle chiese, nei musei, nei giardini pubblici, sui mezzi di trasporto…ovunque vi sia un minore !
Mi piace citare una bella frase del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in occasione della manifestazione di chiusura del festival per la Città educativa: “L’educazione è uno stile di vita e una pratica di cittadinanza”. Questo potrà divenire realtà, attraverso l’esempio degli adulti e l’apprendimento precoce da parte dei più piccoli.
È un investimento da fare, qualcosa di importante su cui scommettere, facendoci consigliare proprio da loro: i bambini e i ragazzi che, con la loro fresca capacità di sognare a colori, sapranno senz’altro indicare la strada maestra da percorrere, per realizzare i propri sogni: parco-giochi, strade sicure chiuse al traffico, spazi ludici e di apprendimento condivisi, come ludoteche aperte al territorio, tempo/spazio per il doposcuola e pratiche sportive. ma anche scuole belle e funzionanti, strade pulite, servizi efficienti, gente di buona volontà, disposta a fare la propria parte, genitori che sappiano essere figure di riferimento, nonni disponibili ad accompagnare, proteggere e a raccontare favole, rinsaldando il patto fra le generazioni, operatori sociali (Pedagogisti, Assistenti sociali, Psicologi, Medici, Insegnanti) sensibili e professionali…adulti capaci di ascoltare… perché a nessuno di questi piccoli venga meno il diritto di crescere bene, fra gli affetti più cari, in una città adeguatamente pensata ed attrezzata per loro.
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