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Dal salotto pedagogico: la letterina a Babbo Natale

Nella sezione Notizie, Sportello del Pedagogista il 12/12/2016

L’educazione a vivere deve favorire, stimolare una delle missioni di ogni educazione: l’autonomia e la libertà della mente […]. Non c’è autonomia della mente senza dipendenza da ciò che la nutre, cioè dalla cultura […] L’educazione all’autonomia si inserisce pienamente nell’educazione a vivere […]

(E. Morin, Insegnare a vivere, Milano 2015)

 

Una sera come tante può diventare una serata speciale! Può addirittura trasformarsi in un accogliente salotto pedagogico quando un gruppo di adulti, tutti genitori, si incontra per un caffè, o una cioccolata calda, o un tè, o una tisana per chiacchierare amabilmente. È quasi scontato ad un certo punto che la conversazione cada sui propri figli: se ne parla con un sorriso, con orgoglio, con incertezza, ma sempre con amore. Un papà racconta che dopo aver ricordato al figlio che era tempo di scrivere la letterina a Babbo Natale, con stupore si è sentito rispondere: “Non so che cosa scrivere, ho già tutto, non saprei proprio che cosa chiedere!”. Una mamma sostiene che oggi i bambini non sono capaci di apprezzare quel che hanno, che scartano bulimicamente i pacchetti sotto l’albero senza gustare, assaporare, valorizzarne il contenuto. Un altro concorda. La discussione è animata e appassionata, si fa addirittura illuminante quando un papà propone: “E se regalassimo cultura? Che so, l’abbonamento per l’entrata ai musei, un biglietto per il cinema, un buono da consumarsi presso le librerie, un biglietto per l’entrata al circo, un ingresso al teatro” e così via.

L’idea piace: in questo modo si ovvierebbe all’acquisto di regali inutili. Che meraviglia ascoltare le loro parole appassionate, osservare il fervore nei loro sguardi! Tra me e me ho aggiunto: “.. e gli adulti svolgerebbero finalmente il loro prezioso compito educativo: rivitalizzare la Conoscenza per contrastare l’anoressia mentale dettata dal tecnocratismo imperante (Morin), favorire la crescita di un pensiero critico per diventare veramente donne e uomini liberi, rianimare il desiderio del desiderio, un bene oggi perduto”. Sono genitori come tanti, con professionalità variegate ma ciascuno consapevole dell’enorme responsabilità educativa del proprio ruolo. Altri due narrano la propria esperienza: assecondare le proprie figlie più che adolescenti verso il loro audace progetto di vita, nel rispetto della loro identità e dignità di Persone. Nei loro sguardi s’intravvede sì un velo di malinconia ma anche la certezza di aver fatto la cosa migliore convinti di essere  […] l’arco che lancia i figli verso il domani. (Khalil Gibran).

Il racconto di un altro papà pone l’accento sul ruolo di straordinaria pregnanza che riveste la scuola quando questa sa creare un vero e proprio sodalizio con la famiglia, che va oltre un mero patto di corresponsabilità educativo -formativa: l’insegnante di suo figlio ha proposto ai genitori dei suoi alunni, a turno, l’Incontro nella biblioteca della scuola, per raccontarsi insieme ai figli, attraverso la parola e lo sguardo: un gioco narrativo estremamente interessante, di raffinata delicatezza interiore, squisitamente pedagogico.

Che dire? Una serata magnifica in una salotto divenuto, come d’incanto, pedagogico, espressione della necessità della parola, della ricerca del proprio tempo interiore e dello sguardo. Una serata,  un tempo per i propri figli: un dono.

Eh sì, i nostri bambini sono la parte più preziosa dell’umanità sulla quale investire, senza parsimonia, tempo, parola e pensiero…magari davanti a una tazza di calda cioccolata. Nella letterina loro chiederebbero a Babbo Natale proprio questo: un po’ di tempo da parte di adulti sempre più distratti e tempo per sé come a dire: “Un momento, sto pensando!” (Feuerstein); essi chiederebbero in dono attenzione, ascolto, considerazione, perché sono bambini ma non vogliono sentirsi trattare da bambini in senso di minorità, loro sono Persone di minore età.

E allora, scriviamola insieme la letterina a Babbo Natale!

Caro Babbo Natale,

porta ai nostri bimbi colore, movimento, gioco, natura, tempo, pensiero, desiderio e fa’ che la distrazione possa tornare a rappresentare “l’ingresso dell’infinito nell’esistenza” (Lévinas) e non più malattia, come oggi succede;  agli adulti porta passione, responsabilità e voglia di sognare ancora insieme ai propri figli; infine, all’umanità tutta, porta umanizzazione della vita, riapri la via verso il Sapere per imparare e insegnare a vivere nel grande racconto della Vita.

 

Dott.ssa Luisa Piarulli

Pedagogista ANPE

anpe

 

 

 

 

Bibliografia

Edgar Morin, Insegnare a vivere, 2015 Milano

Massimo Recalcati, L’ora di lezione, 2014 Torino

Immanuel Lévinas, Etica e infinito, 2012 Roma

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