I bambini di 4 anni sono impegnati “Vai a prendere dei muffin e saltiamo in macchina!” ordina Sophie a Nicholas. Lei e Issy corrono mano per mano verso lo scivolo. Sotto lo scivolo la loro macchina li attende, e anche il loro piano per le vacanze.
Nicholas torna di corsa, le mani tese “Ecco i muffin” dice mentre passa a Sophie e Issy un pezzo di aria calda e imburrata. “Guido io!” dice saltando sul sedile del conducente.
Sophie e Issy si spostano per fare spazio al loro amico. Nicholas si siede con le braccia tese in fronte a lui come dovesse impugnare un volante immaginario. Le bambine stringono le loro gambe attorno alle persone davanti creando una specie di catena umana.
“Posso venire con voi?” urla Nina appena prima che l’auto parta. “Certo!” risponde Sophie “Salta dietro!”. Nina si unisce alla catena e emulando i suoni del motore i bambini partono!
L’ambiente offre ai bambini tantissima esplorazione, scoperta e divertimento. Giocare è il modo in cui i bambini trascorrono la maggior parte del tempo, da quando si svegliano al mattino finchè vanno a dormire la sera.
Comprendere il significato del gioco ci aiuta a vedere all’interno del mondo del bambino e ad apprezzare l’impatto che il gioco ha sul loro sviluppo e sull’apprendimento. Attraverso il gioco, i bambini apprendono le norme e le consuetudini culturali, scoprono il funzionamento del mondo e si fanno strada attraverso l’ambiente circostante. Il gioco insegna molto ai bambini su se’ stessi, gli altri, le regole, le conseguenze delle loro azioni e i meccanismi causa/effetto.
L’importanza del gioco non è accettata universalmente (Landreth 1993). Il gioco è visto da alcuni come l’opposto del lavoro; giocare non significa imparare. Il gioco è spesso banalizzato con modi di dire quali “è solo un gioco da ragazzi” o “sta solo giocando” come ad affermare che il gioco non è importante. Molti preferirebbero che i bambini trascorressero il loro tempo a tracciare lettere o abbinare immagini su un foglio di lavoro.
Questo articolo definisce gli elementi del gioco, evidenziandone il suo ruolo centrale nell’apprendimento e nello sviluppo dei bambini piccoli. L’attenzione si rivolge ai bambini in età prescolare, quando trascorrono la maggior parte del loro tempo in esplorazione e gioco (Fein 1981; Piaget [1962] 1999). Viene inoltre affrontato il ruolo decisivo degli adulti nel sostenere e ampliare le possibilità di gioco nei bambini.
Caratteristiche del gioco
Non esiste una definizione universale del gioco. Ciò non sorprende in quanto esistono un’immensità di comportamenti che in ogni fase dello sviluppo possono essere interpretati in maniera diversa (Howes 1992).
Ci sono però alcune caratteristiche comuni del gioco (Rubin, Fein, & Vandenberg 1983). Le principali caratteristiche di questo sono l’affetto positivo, il coinvolgimento, la motivazione intrinseca, la libertà dalle regole esterne, l’attenzione ai processi e altro ancora.
Quando parliamo di affetto positivo ci riferiamo al godimento del gioco da parte dei bambini, questo si manifesta con risate, canti, sorrisi e espressioni di gioia (Shaefer 1993).
Così come gli adulti, i bambini cercano esperienze piacevoli e lavorano per renderle costanti; il piacere sostiene l’attività.
Il divertimento dei bambini è associato ad un altro elemento, l’impegno attivo: un coinvolgimento profondo senza distrazioni. Sebbene questa caratteristica sembri ovvia, è un elemento molto importante; il gioco assorbe totalmente l’attenzione dei bambini.
Strettamente correlata all’impegno e al divertimento c’è la motivazione intrinseca del bambino a giocare, questo è forse l’aspetto più ampiamente concordato del gioco (Shaefer 1993).
Sono diversi i fattori che possono motivare un bambino; la novità, la possibilità acquisire una nuova prospettiva per comprendere un’esperienza familiare, l’acquisizione della padronanza con oggetti noti, la necessità di elaborare i sentimenti. Sebbene la motivazione provenga dal bambino, gli adulti predispongono un ambiente sicuro e supportano o assistono nel gioco.
Gli adulti hanno un ruolo importante ma non sono loro a definire le regole del gioco, compito che spetta invece ai bambini stessi (Landreth 1993).
La libertà da regole esterne non significa che ci sia una totale assenza di regole. I bambini stabiliscono regole, definiscono i ruoli e le relazioni, sviluppano le trame e le regole di comportamento (Fein 1981). Chi gioca sviluppa e concorda delle regole che sono implicitamente accettate.
E’ ora delle pulizie e la ragazza che consegna le pizze fa il suo ingresso “Chi ha ordinato la pizza con i peperoni?” grida Texeira mentre trasporta un mattoncino. “Io” risponde Ashook mentre prende il mattoncino trasportato da Texeira e lo ripone sul tavolo. Ashook si occuperà di organizzare le pizze che verranno consegnate in base a chi le ha ordinate.
Poco dopo anche altri bambini iniziano a consegnare la pizza. Mentre passano i blocchi ad Ashook, i canti echeggiano nell’aula: “Chi ha ordinato una pizza al formaggio?” “Ecco un’altra pizza!”
I bambini hanno distribuito ruoli e creato una struttura affinchè il loro gioco abbia successo. Mentre l’attività si svolge in modo ordinato e strutturato, gli aspetti di finzione sono quelli che coinvolgono i bambini e sostengono il gioco.
Durante il gioco, i bambini si concentrano sul processo o sullo svolgimento dell’attività, non su un obiettivo o sui risultati (Landreth 1993). Questo è uno degli aspetti che differenzia il gioco dal lavoro. Nel gioco, il processo è l’attività; mantiene coinvolti i bambini esplorando e scoprendo senza un inizio o una fine definiti. I giocatori stabiliscono gli obiettivi e gli obiettivi possono cambiare di importanza in base al desiderio (Rubin, Fein e Vandenberg 1983). Il processo consente al gioco di prendere nuove direzioni e di essere trasformato, ridotto o esteso spontaneamente e senza interrompere l’attività.
Gli adulti predispongono e guidano l’ambiente di gioco. L’ambiente serve a facilitare in modo significativo il processo di gioco.
Lisa afferra una pallina blu di pasta da modellare. Infila al suo interno uno stecco da gelato e tende il risultato verso la sua amica. Con un largo sorriso intona “Buon compleanno a me…”
L’insegnante commenta “E’ il tuo compleanno? Farai una festa?”
Lisa sorride, pone le sue mani sul capo e dice “Ecco il mio cappello da festa!”
Da questo momento è il compleanno di Lisa. L’insegnante si basa sulla fantasia di Lisa (“È il tuo compleanno. Farai una festa?”), guidandola a prolungare il suo gioco.
Esplorare, ottenere informazioni su un oggetto è spesso il principio del gioco. Nell’esplorazione i bambini chiedono “Cos’è questo? Cosa posso farci?”. Il processo di indagine consente scoperta, familiarizzazione e senso di competenza e sicurezza (“Questo è qualcosa che conosco”). Ponendo domande aperte (“Che cosa sembra? Cosa puoi farci?”), gli adulti invitano un bambino non coinvolto a partecipare, e aumentano il coinvolgimento di quelli già inseriti nel gioco (Tegano, Sawyers e Moran 1989).
Come il gioco supporta l’apprendimento e lo sviluppo?
L’arricchimento e la crescita si evolvono naturalmente attraverso il gioco mentre i bambini imparano a conoscere se’ stessi e l’ambiente circostante. La partecipazione attiva di un bambino al suo mondo facilita la padronanza e il controllo, portando a sensazioni di competenza e autoefficacia. Entrambi contribuiscono al senso di sé dei bambini piccoli (Pruett 1999). L’eccitazione che deriva dalla scoperta e dalla padronanza alimenta il desiderio innato di apprendimento dei bambini. Questa passione e il senso di realizzazione interiorizzato sono ciò che motiva l’apprendimento dei bambini.
Il gioco consente ai bambini di fare importanti scoperte su se stessi, inclusi i propri gusti e le proprie antipatie. I bambini saltano continuamente da un’attività all’altra per massimizzare il piacere, mentre scoprono cosa è facile e difficile da fare e cosa li rende felici o frustrati. Imparano a comprendere i sentimenti degli altri e sviluppano empatia. Queste abilità sono cruciali per la costruzioni di relazioni sane tra pari.
Julia, quasi tre, piange alla partenza di sua madre. “Va bene piangere quando sei triste”, l’insegnante tranquillizza la bambina accasciata in grembo. “Mamma e papà tornano”.
Harry, appollaiato su una sedia lì vicino, osserva da vicino la scena. Si sposta dalla sedia, si avvicina lentamente a Julia e le porge un orsacchiotto. Harry ripete il mantra dell’insegnante: “Mamma torna presto.”
Giocare promuove le abilità linguistiche. Il gioco simbolico incoraggia lo sviluppo del linguaggio mentre i bambini negoziano ruoli, creano una struttura e interagiscono nei rispettivi incarichi (Garvey [1977] 1990). Gli adulti supportano il linguaggio commentando il gioco dei bambini (“Vedo che stai lavando quel bambino”, “È un grande dipinto blu che stai realizzando!”). Tali commenti forniscono un ambiente ricco di linguaggio e rinforzano naturalmente i concetti che emergono dal gioco.
Il linguaggio è legato alle emozioni, che vengono espresse ed esplorate attraverso il gioco di finzione (Slade 1994). Far finta di dare ai bambini la libertà di affrontare sentimenti, ansie e paure. Attraverso la fantasia, i bambini ricreano e modificano le esperienze a loro piacimento. Promuovono un senso di comprensione, controllo e padronanza (Schaefer 1993). Questo può migliorare il loro senso di sicurezza.
“Grrrr, grrrrr.” Dalla porta tra il corridoio e l’aula, si sente un ringhio secco e roco “Grrrrr, grrrrrr.”
Sharie, una bambina di tre anni, entra nell’aula, seguita da sua madre. La posizione di Sharie è tesa, preparata all’azione. Le sue braccia sono distese. Le sue mani e le dita sono raggrinzite come fossero artigli. Con i denti scoperti, Sharie dà un altro “ringhio/saluto” all’insegnante mentre allunga gli artigli in aria. Avvicinandosi all’insegnante, si abbassa duramente ad ogni passo. Sharie continua a ringhiare e flettere i suoi artigli. Quindi si gira verso lo specchio e ringhia alla sua immagine.
Diventare un feroce leone permette a Sharie di mettere da parte la timida bambina che teme di lasciare sua madre. Le permette di affrontare l’ambiente e l’aiuta ad attraversare l’aula con sicurezza. L’insegnante può incoraggiare o accogliere il leone nella foresta, notando il ringhio spaventoso e offrendo materiali come coperte per fare la tana. Col tempo, il leone scomparirà e Sharie entrerà nell’aula come se’ stessa.
Gli adulti possono rafforzare il gioco per sostenere l’interesse dei bambini, oppure possono entrare direttamente nel gioco, se invitati. Etichettare i sentimenti e riflettere sul contenuto emotivo è un modo efficace per estendere la fantasia: “Quel leone sembra così arrabbiato”. Può aiutare i bambini a capire i sentimenti dicendo: “Perché pensi che quel mostro sia così triste?”
Il gioco è un veicolo per esprimere i propri sentimenti, con un linguaggio minimo necessario. Spostare i sentimenti dal bambino al personaggio finto riduce l’ansia e invita il bambino ad esplorare le emozioni. Il messaggio dell’adulto è “è importante avere ed esprimere questi sentimenti”.
Il gioco insegna ai bambini gli aspetti sociali del mondo. Offre l’opportunità di controllare abilità sociali e apprendere in prima persona comportamenti accettabili tra pari. Con l’età e l’esperienza, aumenta la consapevolezza. Ciò porta a maggiori interazioni tra i bambini e all’incorporazione di coetanei nel loro gioco (Parten 1932). Il gioco di gruppo offre un palcoscenico per provare le capacità dei pari a essere un membro della comunità.
Sia il gioco di gruppo che quello solitario offrono ai bambini l’opportunità di praticare il problem solving e la negoziazione, abilità necessarie per raggiungere la competenza nell’apprendimento, nelle relazioni sociali e nel fare parte di un gruppo.
Conclusioni
Il mondo dei bambini è pieno della magia dell’esplorazione, della scoperta, della finzione e del gioco, veicoli per lo sviluppo. Gran parte dell’apprendimento precoce dei bambini deriva dall’auto-scoperta, un risultato del gioco. Abbiamo definito e illustrato gli elementi essenziali del gioco: lo sviluppo che promuove e il ruolo cruciale dell’adulto come sostenitore del processo stesso.
Il gioco è lo strumento più familiare e comodo per i bambini per comprendere il mondo, gli adulti sono delle impalcature essenziali. Utilizzando l’osservazione e l’intervento, in linea con le capacità di sviluppo dei bambini, gli adulti forniscono ai bambini un ponte per l’apprendimento dei processi linguistici, cognitivi, sociali ed emotivi futuri.
Per i bambini, il gioco è un dialogo con ciò che li circonda: dentro o fuori, fingendo o esplorando, parlando o facendo silenzio, da soli o con gli altri. Le ricche complessità e sottigliezze offerte dal il gioco forniscono una base per lo sviluppo continuo. Non tutti i bambini hanno l’opportunità di giocare in ambienti sicuri, ma sicuramente tutti i bambini meritano la possibilità di farlo.
Articolo tradotto dal blog Community Playthings
Tovah P. Klein è direttore del Barnard College for Toddler Development. È stata insegnante di scuola materna Le ricerche di Tovah si focalizzano sulle influenze dei genitori sulla socializzazione precoce. Sta, inoltre, studiando l’impatto dell’11 settembre su bambini e genitori.
Daniele Wirth è un ex assistente insegnante presso il Barnard College Center for Toddler Development. È la direttrice fondatrice del Learning Tree Child Care Center a Seneca Falls, New York.
Keri Linas è ricercatrice e assistente presso il Barnard College Center for Toddler Development.
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