Come era la vita prima della Scuola dell’Infanzia, prima, cioè, che l’infanzia esistesse?
I bambini lavoravano nelle fabbriche e nelle miniere, nessuno festeggiava i compleanni. A partire dai 7 anni i bambini venivano considerati adulti.
Tutto ciò prima che arrivasse Friedrich Froebel (1782-1852) e inventasse la scuola dell’Infanzia… forse come diretta conseguenza dell’essere stato allevato dalla sua proverbiale “matrigna” che gli diede poco amore e poche attenzioni.
Siamo nel ventunesimo secolo e sembra che la Scuola dell’Infanzia stia arrivando al culmine. I nostri bambini non torneranno in miniera, ma vivono sotto la costante pressione della tecnologia, dei social media e della pubblicità. Ciò porta indirettamente a una perdita delle attività all’aperto.
Il pensiero di Froebel è ora più importante che mai.
Froebel è cresciuto nelle bellissime foreste della Thuringia, in Germania, con un forte amore per la natura (gli stessi paesaggi hanno ispirato anche un suo famoso contemporaneo, Goethe, che ha reso la Thuringia la sua casa per diverse decadi). La sua vicinanza alla natura, unita alla profonda fede cristiana, sono state le chiavi delle idee “educazioniste” di Froebel, che sono incentrate sull’unità e l’interconnessione tra tutte le forme di vita.
“Il gioco è la più alta espressione dello sviluppo umano durante l’infanzia, solo esso è la libera espressione di ciò che c’è nell’anima del bambino.”
Friedrich Froebel
Gli anni della crescita
Froebel arrivò al suo coinvolgimento nell’educazione della prima infanzia attraverso un improbabile miscuglio di esperienze. Carente nel linguaggio e nella scrittura da bambino, crescendo iniziò a eccellere in discipline come la geometria e la creazione di mappe.
I due anni di apprendistato nella forestale della Thuringia ispirarono l’allora quindicenne Froebel, che aveva una predisposizione naturale per l’auto-educazione. Raccolse e classificò le piante locali e lesse avidamente libri di argomenti diversi.
Dal 1805, dopo gli studi all’Università di Jena, che includevano materie statistiche e architettura, Froebel scelse la carriera di architetto.
La conversione alla pedagogia
Inaspettatamente Froebel cambiò i suoi piani!
Un amico, probabilmente qualcuno che aveva notato il grande talento del giovane, gli consigliò di abbandonare l’architettura per l’insegnamento. Questo sembrò una sorta di rivelazione.
L’aspirante architetto stravolse i suoi piani e decise di rendere l’educazione la sua professione.
Accettò un invito ad insegnare alla scuola di Francoforte, una delle prime scuole basate sugli ideali progressisti dell’educatore Heinrich Pestalozzi.
Pestalozzi (1746–1827) vedeva nei bambini un desiderio innato di apprendere, e un enorme possibilità di farlo. Gli insegnanti incoraggiavano la naturale curiosità dei bambini per l’esplorazione. Si trattava di una pedagogia nuova e audace per l’Europa del tempo, dove si era abituati a sottoporre i bambini a interminabili letture e a lunghe ore di recitazione.
Dopo due anni di insegnamento a Francoforte, Froebel trascorse gli anni dal 1808 al 1810 sotto la guida i Pestalozzi nella sua Yverdon School, e fu estremamente influenzato da egli.
Le idee di Pestalozzi si riflettono nel primo importante lavoro di Froebel “L’Educazione dell’Uomo”, così come nel suo popolare motto “Vieni, viviamo per i nostri figli!”. Una delle interpretazioni di questa frase è “Viviamo in modo da essere d’esempio per i nostri figli!”.
Froebel credeva che l’essere umano fosse per sua natura creativo. Osservò come il gioco fosse una fase necessaria per lo sviluppo globale del bambino, innescando tutti i suoi poteri di immaginazione, di psicomotricità e di esplorazione.
Sebbene oggi questa intuizione sembri scontata, fu estremamente rivoluzionaria per i primi anni del diciannovesimo secolo, dove il gioco era visto come ozio e i bambini venivano considerati degli adulti in miniatura da trasformare il più rapidamente possibile in membri economicamente produttivi per la società.
Dopo ulteriori studi all’Università di Goettingen e un turno di servizio (1812-1814) nelle guerre Napoleoniche, Froebel si mantenne lavorando come assistente al museo dei minerali dell’Università di Berlino. Li, per due anni si occupò di censire e classificare la collezione di cristalli, frequentando corsi di lettura sulla mineralogia e sulla cristallografia.
Le sue osservazioni sulle forme geometriche dei cristalli lo convinsero sempre più del fatto che esistono delle leggi naturali che guidano il mondo e che queste stesse leggi guidano lo sviluppo naturale del bambino e dell’adulto, dunque di tutta la società. Ne deriva quindi il fatto che la logica della creazione potrebbe essere “illuminata” attraverso la manipolazione delle forme.
Fondazione delle scuole e della prima scuola dell’infanzia
Nel 1816 Froebel rifiutò un’offerta come Professore di Mineralogia a Stoccolma, e, realizzò il suo sogno di fondare una scuola nella quale potesse testare le sue osservazioni legate all’educazione dei bambini.
In quell’anno aprì l’Universal German Educational Institute a Gieshel, trasferendosi nel 1817 nel vicino villaggio di Keilhau. Froebel gestì direttamente l’istituto fino al 1830, quando fondò altre scuole in Svizzera.
Nel 1840 aprì la sua prima Scuola dell’infanzia a Blankenburg, Germania. Fino a quel momento non esistevano sistemi educativi per i bambini al di sotto dei sette anni di età, né il riconoscimento che i bambini al di sotto di quell’età fossero capaci di apprendere abilità intellettuali che gli sarebbero servite per tutto il resto della loro vita.
Doni, Occupazioni e significato di Block Play
Froebel sfidò altre convenzioni in ambito educativo. Ai suoi tempi, i giocattoli intricati e decorati per bambini erano la norma; Froebel li trovava completamente inappropriati.
Mentre realizzava il piano educativo per i bambini più piccoli, Froebel progettò dei materiali didattici semplici e open-mind chiamati “Doni”, complementari a ciò che definì “Occupazioni”.
Questi materiali vennero impiegati sia nella Scuola dell’Infanzia che nella Scuola Primaria, e fornirono ai bambini un metodo di apprendimento attraverso il gioco.
Un errore frequente oggi è quello di pensare che i “Doni” siano stati progettati principalmente per essere utilizzati per lo sviluppo della manipolazione. Come suggeriscono le intuizioni di Froebel, frutto della sua categorizzazione dei cristalli, in realtà rappresentano molto di più. Il gioco apre una finestra sul sé interiore del bambino, conducendolo a una conoscenza approfondita del mondo e delle interrelazioni delle cose.
Fondamentale per lo sviluppo dei Doni è stato il riconoscimento del valore del Block play.
Froebel credeva che giocare con i blocchi fosse la massima espressione dell’anima del bambino e dell’unità della vita. I blocchi rappresentano gli elementi costitutivi dell’universo. La simmetria dell’anima è simbolizzata da come un bambino costruisce con i blocchi, riunendoli per formare un tutt’uno.
Attraverso l’uso corretto dei “Doni”, il bambino passa dal materiale all’astratto: dalle lezioni volumetriche offerte dai blocchi, a quelle piane bidimensionali fornite dal gioco con le piastrelle di legno (sagome lignee piatte, geometricamente modellate), alle intuizioni ricavate dalla posa del bastone, all’utilizzo della punta in attività di punzecchio.
L’eredità di Froebel
Froebel non ha vissuto abbastanza per vedere il successo del suo concetto di “giardino dei bambini”. Il divieto delle scuole dell’infanzia fu emesso nel 1851, un anno prima della sua morte, dalla corte prussiana, sospettosa e conservatrice. (Perché l’autocratico governo Prussiano si è sentito minacciato dall’emergere delle scuole dell’infanzia? Forse perché i bambini stavano diventando liberi pensatori invece che una massa omogenea di lavoratori?)
L’eredità del grande educatore si è comunque diffusa grazie soprattutto alla tenacia dei suoi collaboratori.
Johann Arnold Barop, che sposò il nipote di Froebel, fu una di queste.
Mentre alcuni dei “pupilli” di Froebel si occuparono di promuovere a livello internazionale il concetto di scuola dell’infanzia, Barop, nel 1833, assunse la leadership della scuola di Keilhau e si fece carico della sua sopravvivenza sotto la persecuzione delle autorità Prussiane.
La scuola di Keilhau e una miriade di istituzioni successive hanno incarnato la visione di Froebel – rappresentata in modo più autentico nei primi asili della fine del 1800, ma con un’influenza che si estende per tutto il ventesimo secolo e oltre.
È interessante notare che la pronipote di Barop, Annemarie, educata alla Keilhau Froebel School, dove suo padre era preside, si unì, nel 1932, alla comunità che sta dietro alla creazione di “Community Playthings”.
Qui, dove la vita familiare e quella scolastica sono inseparabilmente intrecciate, ha trovato un ambiente in armonia con la filosofia di Froebel, dove tutto è strettamente unito.
Presto divenne membro attivo del nostro asilo nido comunitario, influenzando positivamente il suo sviluppo.
Il marchio Community Playthings naque come supporto economico alla comunità, rispettandone i suoi valori e la sua etica educativa.
La Froebel School di Keilhau è ancora in funzione oggi.
Sono molte le reminescenze della filosofia educativa di Froebel, che è la stessa che ha profondamente influenzato la comunità che sta dietro a Community Playthings.
di Miriam LeBlanc
Tradotto dal blog Community Playthings
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Giovanna Mangone says
La pedagogia e la didattica di Froebel sono la derivazione di una concezione generale della realtà, suggeritagli in parte dal sentimento, in parte dalla corrente idealistico-romantica del tempo. Froebel vede la natura e l’uomo come manifestazione dell’Assoluto; cogli nella natura organica e inorganica, così come nello spirito umano, un medesimo ritmo, un medesimo ordine e afflato divino. L’uomo , che è l’espressione più alta della realtà, perchè dotato di coscienza, è presente un energia creatrice simile a quella di Dio. Questa energia si sprigiona dall’interno ed è sollecitata dalle cose esterne, si esprime soprattutto nel lavoro: il lavoro è espressione del divino presente nell’uomo. Lo stesso si dica nel gioco del bambino: anch’esso è l’espressione del suo spirito creativo, l’attività esclusiva e preminente nella quale lo spirito bambino si manifesta. L’educazione si compie attraverso vari fasi, ciascuna delle quali condiziona la seguente, ma ognuna è valida e importante per se stessa. L’infanzia prepara la fanciullezza, questa è la premessa dell’adolescenza e così via fino alla formazione completa dell’uomo; ma non si può diventare veramente uomini se non si è stati veramente bambini. Si comprende, quindi, come per il Froebel l’infanzia assuma un importanza grandissima e il gioco, che ne è la manifestazione più genuina, diventi oggetto del massimo interesse d parte dell’educatore.