Quando si parla di motricità fine e coordinazione oculo manuale si fa riferimento a piccoli movimenti muscolari di precisione, che coinvolgono soprattutto mani e piedi e sono utili all’individuo per compiere azioni e prendersi cura di sé in autonomia: allacciarsi le scarpe, abbottonarsi la giacca, scrivere, mangiare, lavarsi ecc. Questa capacità va di pari passo con la coordinazione oculo manuale, ovvero quella capacità specifica che permette all’occhio di controllare e di regolare i movimenti dell’arto superiore e della mano.
Motricità fine e coordinazione oculo manuale: allenare la motricità fine dagli 0 ai 99 anni
Le abilità motorie fini sono fondamentali nel processo di apprendimento di un bambino, infatti, nei servizi per l’infanzia vengono proposte frequentemente attività volte a stimolare movimenti di precisione.
Queste capacità vengono mantenute e, inconsapevolmente, allenate lungo tutto l’arco della vita. Ma cosa succede quando si arriva alla vecchiaia?
Con l’arrivo della terza età, la persona può andare incontro a un declino psicofisico, che può compromettere questa capacità portando con sé diverse conseguenze che vanno dalla perdita dell’autonomia, allo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Inoltre, diversi studi, hanno dimostrato che una scarsa motricità fine e una scarsa coordinazione oculo-manuale possono segnalare l’inizio di un disturbo cognitivo.
È importante, quindi, che anche un educatore che lavora con persone anziane abbia strumenti adatti a monitorare e stimolare le abilità motorie fini.
Sfide e obiettivi raggiungibili
Lavorando in RSA mi ritrovo quotidianamente a dover affrontare diverse sfide legate all’invecchiamento: c’è chi sente poco ma vede benissimo, chi ha perso completamente la vista e compensa con il tatto.
Ognuno ha la propria storia, le proprie capacità e le proprie difficoltà. Ogni persona invecchia a proprio modo e, di conseguenza, le attività da proporre non possono essere standardizzate, ma devono essere studiate e progettate sulla persona.
Ecco quindi che si viene a creare una sfida nelle sfide, ma con le giuste competenze, un pizzico di creatività e gli strumenti adatti questa sfida è facilmente superabile.
Motricità fine e coordinazione oculo manuale: quale migliore modo di raccontarlo se non attraverso esempi concreti?
Iniziamo con la storia di F., signora di 89 anni. F. ha una buona presa, riesce infatti ad afferrare oggetti piccoli e grandi e a muoverli nello spazio, ma fatica nei lavori di precisione a causa di alcuni problemi legati alla vista.
Una mattina, durante il laboratorio di stimolazione sensoriale, le ho proposto di lavorare con gli incastri logico geometrici della Viga, che grazie ai loro colori vivaci sono facilmente distinguibili anche a chi presenta problemi di vista.
F. è riuscita a togliere e rimettere le figure intere e le figure composte da due pezzi, mostrando qualche difficoltà nel riuscire ad incastrare le figure composte da tre pezzi, in quanto i pezzi iniziavano ad essere troppo piccoli per lei e non riusciva a vederli bene.
Le ho proposto quindi di provare a compensare la vista con il tatto, provando a toccare il bordo delle figure e, successivamente, gli spazi dove incastrarli.
In questo modo F. è riuscita a portare a termine il lavoro in autonomia acquisendo una nuova strategia di compensazione.
Un altro strumento adatto a stimolare la motricità fine, molto apprezzato dalle signore della struttura in cui lavoro, sono i mandala da colorare.
Dover impegnarsi in un lavoro di precisione come quello, le ha sempre rilassate molto, ma alla lunga ci si può stufare di colorare e allora un giorno ho proposto a loro una nuova variante: i mandala da comporre della Viga.
C., 84 anni, ha apprezzato molto questa nuova attività e ogni settimana chiede nuove schede da comporre.
Questa attività è un’ottima alternativa al solito disegno e oltre ad allenare la motricità fine e coordinazione oculo manuale può essere anche utilizzata per valutare e allenare la capacità di discriminare forme e colori, le abilità visuo-spaziali e stimolare la fantasia.
Così come in ogni altro contesto educativo, anche in RSA, le sfide non mancano. Ogni età ha le sue peculiarità e la vecchiaia richiede di lavorare sul mantenimento e la riabilitazione di capacità acquisite fin dalla prima infanzia. Non dobbiamo dimenticarci però che non si tratta di “tornare bambini”, in quanto di fronte abbiamo persone più che adulte che si portano dietro un bagaglio colmo di esperienze.
È importante quindi stimolare queste capacità con materiali che non siano infantilizzanti, per preservare la dignità della persona ed evitare una grave regressione.
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