Quali immagini o concetti vi vengono in mente quando pensate a termini come “declino cognitivo”, “demenza”, “Alzheimer” e altre parole collegate a questa patologia?
Probabilmente “anomia” o “difficoltà a parlare” non sono tra le prime associazioni che fate. Eppure, questi sono tra i primi sintomi riconosciuti e associati all’Alzheimer e ad altre malattie neurodegenerative.
Anomia e afasia: significato e attività consigliate
Con “anomia” ci riferiamo alla difficoltà nel nominare oggetti.
Partiamo da un esempio concreto: la forchetta potrebbe essere descritta come “quella cosa che si utilizza per mangiare”. Anche la parola “posata” diventa confusa, e chiamarla “oggetto con tre denti” può creare ulteriori difficoltà. Mostrando il gesto di infilzare possiamo cercare di spiegarne l’uso.
Questa difficoltà si può riscontrare in molte parole di uso comune. Uno dei sussidi che ho trovato utile per la stimolazione cognitiva è la tombola degli oggetti della vita quotidiana.
Questo ausilio si avvale delle dinamiche della tombola tradizionale. Tuttavia, al posto dei numeri, si estraggono immagini di specifici oggetti.
Il prodotto si compone da diverse schede tematiche: “articoli da cucina”, “accessori da bagno”, “abbigliamento invernale”, “alimenti” e “abbigliamento estivo”.
Durante il mio percorso professionale ho osservato che molti pazienti affetti da anomia, aprassia e afasia riscontrano notevoli difficoltà nel semplice riconoscimento di questi oggetti, rendendo l’attività sia una sfida che un’opportunità terapeutica
Sfruttando questo concetto, è possibile elaborare schede con oggetti specifici o con fotografie di articoli domestici, associandoli eventualmente a parole o suoni, facilitando così la memorizzazione dell’informazione.
Esempio di utilizzo della tombola per la stimolazione cognitiva
Vorrei raccontarvi di un caso particolare in cui ho trovato molto utile l’uso della tombola.
Prima di iniziare con l’attività vera e propria ho chiesto al paziente di riconoscere ogni immagine e di scrivere dietro ciascuna il nome dell’oggetto rappresentato.
Dopodiché ho estratto ogni parola e chiesto al paziente di abbinarla alle immagini L’abbinamento richiesto, in questo caso, è stato quello parola-oggetto.
Ho lasciato la tombola a casa del paziente, il quale si è allenato ogni giorno con i propri familiari.
Con il passare del tempo è stato in grado di riconoscere gli oggetti di una scheda intera (scelta da lui). Solo in caso di emergenza, poteva girare le schede per leggere la parola esatta.
Il paziente si è dimostrato fin da subito soddisfatto dei miglioramenti ma soprattutto divertito.
Ho provato, a questo punto, ad aggiungere elementi all’attività. Ho chiesto ai familiari di portare sul tavolo gli oggetti di casa corrispondenti ai disegni della scheda in cui il paziente riscontrava più difficoltà.
Il paziente spiegava e utilizzava gli oggetti in modo corretto, poi guardava le schede e collegava gli oggetti reali a quelli rappresentati, indicandone il nome. Il cartoncino faceva quindi da aggancio per la mente perché oramai lui aveva interiorizzato la parola all’immagine.
Ho amato il fatto che il paziente si dimostrasse entusiasta di questa attività. Ad ogni incontro mi raccontava di come si divertisse ad esercitarsi con le sue figlie.
L’assenza di frustrazione, l’interesse e l’allenamento costante sono stati di grande aiuto. Le schede sono sempre a disposizione del paziente in ogni stanza in cui si trova.
Per noi terapisti occupazionali, è fondamentale incentivare la memoria procedurale relativa all’uso di un oggetto. L’obiettivo è garantire che esso possa essere impiegato correttamente per un periodo prolungato, conservando attraverso attività ludiche le competenze e l’autonomia dei pazienti il più a lungo possibile.
Dapprima assistiti… successivamente in totale autonomia.
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