Parlare di terapia occupazionale in Italia è piuttosto complesso.
E’ difficile trovare una famiglia che conosce e ha richiesto espressamente un terapista occupazionale, a mio avviso perché c’è ancora difficoltà nell’identificazione del ruolo.
Nell’articolo vediamo la definizione di questa tipologia di terapia e come adattarla ad un paziente affetto da Alzheimer.
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Terapia occupazionale Alzheimer: definizione e applicazione
Come definito dall’AITO, l’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali
“La Terapia Occupazionale (TO) è una professione sanitaria della riabilitazione che promuove la salute e il benessere attraverso l’occupazione. E’ un processo riabilitativo che, adoperando come mezzo privilegiato il fare e le molteplici attività della vita quotidiana, attraverso un intervento individuale o di gruppo, coinvolge la globalità della persona con lo scopo di aiutarne l’adattamento fisico, psicologico o sociale, per migliorarne globalmente la qualità di vita pur nella disabilità“
Detto così probabilmente creerà ancora più confusione: lasciatemi fare un esempio concreto.
Grazie a Borgione, sono venuta a conoscenza del prodotto “metti in sequenza”, di semplice utilizzo anche per la famiglia, creato da 6 riquadri contenenti dei foglietti. Ogni riquadro è pensato per poter registrare e riascoltare degli audio e per poter leggere le registrazioni o le risposte collegate alla domanda scritta.
Nella maggior parte dei casi, un anziano affetto da deterioramento cognitivo all’esordio della malattia presenta difficoltà ad orientarsi nello spazio e nel tempo, deficit di memoria a breve termine e difficoltà di comprensione e produzione verbale.
In terapia occupazionale Alzheimer, il prodotto “metti in sequenza” può esserci utile per:
- Creare una routine giornaliera e quindi aiutare il paziente nell’orientamento temporale (ad esempio ogni riquadro riporta un’attività fondamentale da svolgere: lavare la faccia, fare colazione, bere qualche bicchiere di acqua, prendere le pastiglie, andare a fare una passeggiata….). Il paziente ogni volta che svolge una delle attività indicate dovrà segnarlo sul suo diario o su un foglio così da tenere traccia di avere già svolto l’attività.
- Creare un punto di riferimento con le informazioni basilari che gli servono per avere un rimando spaziale (dove abito, dove abitano i miei figli, chi vive in casa con me, quanti figli ho…). Ogni volta che il malato presenta un dubbio di questo tipo, la lavagna appesa in un luogo da lui considerato “il preferito” può aiutarlo ad avere immediatamente le risposte che gli servono, senza entrare in ansia o chiamare il caregiver.
- Dare risposte a domande che quotidianamente vengono poste al caregiver più volte al giorno a causa dei deficit di memoria a breve termine. Ad esempio: il bambino che viene a trovarci nel pomeriggio è Stefano, mio nipote, la donna che vive con me è mia moglie Anna, quando è buio è ora di andare a riposare, i miei genitori non vivono con me, al mattino devo prendere le pastiglie…tutte frasi che richiamano attività della vita quotidiana che però mettono in grande difficoltà il caregiver e il malato, soprattutto nelle fasi iniziali.
- Esercitare il paziente a registrare lui stesso le risposte – addestrando anche il caregiver – o a scrivere le domande, mantenendo così il più a lungo possibile la capacità di scrittura, lettura e produzione spontanea di vocaboli legati alla vita quotidiana e responsabilizzando la persona malata che spesso si trova deprivata di tanti compiti e responsabilità una volta completamente sue.
L’articolo deve essere posto in un luogo utilizzato dal malato, in un posto ben illuminato, impostato sulla modalità “PLAY” con il pennarello sempre a disposizione.
Ecco un esempio di terapia occupazionale Alzheimer con un paziente geriatrico affetto da deterioramento cognitivo e di addestramento del caregiver per cercare di vivere al meglio la quotidianità.
Considerando che i terapisti occupazionali hanno un approccio centrato sulla persona, l’attività viene proposta nel momento in cui il malato espone la volontà di voler lavorare sul problema e quindi evidenzia la sua difficoltà. A questo punto si definisce un percorso terapeutico allineato alle esigenze della persona: è compito dei professionisti studiare e proporre gli strumenti e gli ausili più adatti, per rispondere in maniera efficiente alle difficoltà emerse, con l’obiettivo di raggiungere il benessere e lavorare sulle autonomie.
Borgione mette a disposizione un ampio catalogo di giochi, strumenti e ausili per professionisti. Se vuoi saperne di più visita il sito.
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