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Apprendere con la musica

Nella sezione Angolo del Terapista, Notizie il 03/08/22

Da sempre, tutti noi, conosciamo o diamo quasi per scontate le influenze che la musica ha sulla nostra vita quotidiana. L’ascoltiamo in modo diverso a seconda del nostro umore, dell’attività che stiamo svolgendo (in palestra, durante lo studio, mentre siamo in macchina o stiamo cucinando). Abbiamo delle preferenze e gusti che variano rispetto al genere, l’artista o lo strumento preferito. Alcune persone riescono ad individuare il titolo della canzone già dalle prime note, altri hanno bisogno di arrivare a metà della prima strofa; spesso ci emozioniamo di fronte a certe melodie mentre altre non riusciamo nemmeno a sopportarle. Insomma: la musica fa parte in modo costante della nostra quotidianità e anche se non ne siamo completamente consapevoli, è un ottimo strumento per poter apprendere.

Perché?

Per poter apprendere il linguaggio, per fare esperienze comunicative positive e per poter sviluppare l’apprendimento della letto-scrittura e di ambito logico matematico abbiamo bisogno di alcune competenze che fanno anch’esse parte del mondo musicale. Sfruttare la musica per apprendere è un meccanismo che fa leva sul divertimento e il coinvolgimento emotivo. Andiamo quindi ad osservare quali competenze in ambito musicale possono essere deficitarie nei disturbi dello sviluppo e in che modo possiamo potenziarle.

Attenzione uditiva

Si tratta di quella capacità che ci permette di prestare attenzione in modo selettivo ai vari suoni dell’ambiente che ci circonda. Una buona attenzione uditiva supporta la produzione e la comprensione linguistica nel bambino fin dalla nascita. All’età di circa un anno, il bambino produrrà dei suoni, delle sillabe e delle parole in modo non perfetto e sarà grazie all’ascolto continuo e selettivo che riuscirà a modellare le sue produzioni verbali verso il target corretto dell’adulto. Lo stesso meccanismo lo porterà ad aumentare il proprio vocabolario e a combinare poi le parole per formare delle frasi.

I bambini che presentano ancora a circa 3 anni d’età delle difficoltà di linguaggio da un punto di vista espressivo sono spesso bambini che nei primi anni di esposizione alla lingua hanno avuto otiti ricorrenti e quindi poca capacità di percepire i suoni circostanti. Sarà quindi fondamentale in un primo momento, lavorare nello specifico sull’attenzione uditiva e sull’ascolto dei suoni che ancora non ha acquisito. Dovremo dare modo al bambino di riuscire a riconoscere i tratti distintivi dei fonemi e di identificarne le differenze, anche quelle più sottili.

Nel disturbo del linguaggio spesso i fonemi che vengono sostituiti sono simili fra loro (per esempio /p/ e /b/); sarà importante lavorare prima sulla percezione dei due fonemi e solo in seguito sulla loro produzione.

Per quanto riguarda l’apprendimento scolastico, l’attenzione uditiva ci permette di prestare attenzione a ciò che stiamo leggendo e di darci un feedback immediato se abbiamo letto male una parola o se non abbiamo seguito in modo corretto la punteggiatura in una frase.

Ritmo

Per ritmo si intende una “successione ordinata secondo una certa frequenza di una qualsiasi forma di movimento che si svolga nel tempo”. La musica è caratterizzata da vari tipi di ritmi, così come il linguaggio. La scansione nel tempo delle sillabe aiuta a definire i suoni vocalici da quelli consonantici e quindi a capire quello che ci stanno dicendo in un determinato momento. Questa capacità risulta essere fondamentale in quanto permette, insieme all’attenzione uditiva, di identificare le differenze nei suoni del linguaggio contribuendo allo sviluppo linguistico dei bambini.

I bambini con disturbo del linguaggio fanno fatica a processare correttamente i vari suoni e possono mostrare lentezza e poca coordinazione nell’esecuzione di ritmi e sequenze motorie o linguistiche.

Memoria

Altra funzione esecutiva fondamentale per l’apprendimento e intrinsecamente collegata alla musica è la memoria. A chi non è mai capitato ascoltando una canzone di rivivere un determinato ricordo? Oppure di riuscire a ricordare una qualche nozione scolastica importante semplicemente associandovi un ritornello orecchiabile? Tutto questo è possibile grazie alla memoria che come un grande magazzino, ci permette di depositare le informazioni e di poterle recuperare quando ne abbiamo più bisogno. Una sotto-componente della memoria è la memoria di lavoro, la cui funzione entra in gioco quando dobbiamo trattenere delle informazioni a mente e allo stesso tempo manipolarle. Questa funzione si osserva spesso nelle competenze metafonologiche (fondamentali per l’apprendimento della letto-scrittura). Per esempio, quando viene chiesto a un bambino di ascoltare una parola a pezzetti, unirli insieme a mente e poi di dire a voce alta la parola che è riuscito a formare. La sua memoria di lavoro deve trattenere i vari pezzetti della parola appena ascoltata e unirli insieme.

RAN (Rapid Automatized Naming) o denominazione rapida

Si tratta di un’attività che misura la velocità con cui le persone possono nominare ad alta voce oggetti, immagini o simboli. Anche chi non ha studiato musica ad alti livelli sa bene che per produrre le note è necessario saperle leggere su uno spartito. La scansione parte da sinistra verso destra (proprio come nella lettura di un libro) e la codifica che avviene è tra dei simboli sul pentagramma e la nota corrispondente sullo strumento che sto utilizzando. Allenare questa funzione proponendo attività di lettura delle note, di una successione di simboli o di ritmi da seguire su un foglio, porta il bambino a prepararsi alla lettura vera a propria.

La RAN, insieme alla memoria di lavoro verbale, è considerata uno degli indicatori predittivi della dislessia. In alcuni screening di individuazione precoce dei bambini a rischio DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), una componente che viene spesso indagata è proprio la RAN che ci permette di comprendere quanto un bambino abbia difficoltà o meno in un compito di lettura di immagini.

… E ora facciamo un po’ di pratica!

Un primo approccio alla musica, al mondo dei suoni e dei ritmi, non può che essere di beneficio per supportare e sviluppare tutte questa abilità, a maggior ragione nei bambini che presentano un ritardo nello sviluppo comunicativo. Non solo possiamo utilizzare la musica per creare attività accattivanti e divertenti, ma possiamo riproporre queste attività in un contesto di gruppo per poter lavorare sugli aspetti più fini del linguaggio come l’interazione comunicativa, l’imitazione, la relazione tra pari, il comportamento.

Vediamo in che modo e attraverso quali modalità.

ATTENZIONE UDITIVA

  • Attività TANTI/POCHI. Viene chiesto al bambino di prestare attenzione ai suoni che sentirà. Il suono può essere riprodotto al computer o da uno strumento musicale vero e proprio. Il bambino dovrà ascoltare e poi decidere se quello che ha sentito era un insieme di tanti suoni oppure di pochi.
  • Attività: PIANO/FORTE. Un’attività molto simile può essere fatta producendo un unico suono e chiedendo poi se quello che ha sentito era forte o piano.
  • Attività: IDENTIFICAZIONE UDITIVA. L’abilità di attenzione uditiva può essere ancora di più allenata se invece dei suoni vado a presentare dei fonemi simili fra loro (per esempio /p/ e /b/). Il bambino dovrò ascoltare e indicare quale dei due ha sentito. Il livello di difficoltà può aumentare se propongo parole che differiscono per un unico suono (pane-cane).
  • Attività ASCOLTO ATTIVO: viene letto un testo a voce alta e il bambino deve prestare attenzione. Ogni volta che sentirà un determinato target dovrà fare un certo movimento, ad esempio, ogni volta che sentirà il nome di un colore dovrà alzare la mano.
  • Attività: ACQUA/FUOCO. All’interno della stanza nasconderò un oggetto di piccole dimensioni. Il bambino dovrà andarlo a cercare seguendo le indicazioni della voce. Se sentirà “acqua…acqua…acqua…” vuol dire che si sta allontanando dall’oggetto, se invece sentirà “fuoco…fuochino…” vuol dire che si sta avvicinando all’oggetto. L’attività può essere proposta anche associando ai due comandi, due suoni diversi fra loro.

RITMO, MEMORIA E ATTENZIONE UDITIVA.

  • Attività LE SEQUENZE SONORE. A partire da pochi elementi, proponiamo al bambino delle sequenze da copiare o da memorizzare per poi riprodurre. Possiamo per esempio proporre una sequenza formata da un battito e una pausa che si alternano in modo sempre diverso, creando sequenze nuove ogni volta. La sequenza può essere rappresentata visivamente con dei simboli (in questo modo vado a lavorare pure sulla RAN in quanto il bambino dovrà scandire le immagini e “leggerle” una dopo l’altra). Oppure posso proporre una sequenza, chiedere al bambino di memorizzarla e riprodurla senza il modello davanti. Il numero degli elementi da inserire nella sequenza, la complessità del compito e il tipo di strumento da utilizzare varia a seconda delle competenze del bambino.
  • Attività MEMORY UDITIVO: propongo il gioco del memory ma con delle carte sonore. Delle carte con dei disegni che rappresentano oggetti, animali o eventi sonori. Chiederò al bambino di denominarle insieme prima di poterci giocare. Successivamente potrò utilizzare le stesse regole del memory.

Consigli primi di svolgere le attività:

–Verificare insieme al bambino se ha compreso la consegna attraverso esempi o eventuali prove da fare insieme.

–Alternarsi nei ruoli: i bambini, anche se consapevoli di avere delle difficoltà, sono ben contenti di stare “dall’altra parte”. Riserviamo un momento per invertire i ruoli, sarà utile anche per osservare come si comportano e se comprendono quando noi accidentalmente sbagliamo.

–Adattiamo le attività a chi abbiamo di fronte. Osserviamo i punti di debolezza del bambino e proponiamo modalità e attività in cui possa sempre un po’ migliorarsi.

-Le proposte devono raggiungere un giusto equilibrio tra difficoltà e divertimento. Non devono essere né troppo facili, né troppo complesse.

–Divertiamoci anche noi. Un’attività sarà ben accetta soprattutto se ci vedrà coinvolti con il sorriso ed entusiasmo.

-Se propongo l’attività in un piccolo gruppo dovrò fare attenzione a dare a tutti la stessa possibilità di sperimentarsi e di giocare. Potrebbe inoltre risultare motivante associare all’inizio e al termine dell’incontro una breve melodia per scandire i tempi e l’attesa tra un’attività e l’altra.

Mi fa piacere condividere con voi alcune schede che normalmente utilizzo durante le terapie. Spero possano esservi utili.

SCARICA LE SCHEDE QUI

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  • Tamburo effetto oceano
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Mi occupo di linguaggio, apprendimento e sorditá in età evolutiva. Sono formatrice Baby Signs. Collaboro con diverse scuole di Roma per prevenire difficoltà di linguaggio e apprendimento scolastico
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