Le mascherine non possono nascondere l’intelligenza emotiva e l’impulso a cercare un contatto.
L’estate scorsa, dopo che gli ordini di permanenza a casa erano stati revocati, sono tornato alla mia solita routine della spesa del sabato mattina. Indossando la mascherina per la prima volta, ho provato dolore e incredulità mentre camminavo verso il negozio.
Era così strano “imbavagliare” la mia bocca e il mio sorriso.
Poi è successa una cosa sorprendente. Ho incontrato David, che non vedevo da mesi. In tutti i miei anni di shopping da Hannaford’s, non avevamo mai parlato oltre i convenevoli superficiali, ma ora ci siamo ritrovati a chiacchierare come vecchi amici.
Le mascherine non schermavano la nostra interazione, piuttosto ci costringevano a connetterci con la conversazione, attraverso il cuore e la gioia di rivederci. […]Mentre ci preparavamo a riaprire il nostro centro, abbiamo trascorso molto tempo a parlare e preoccuparci degli effetti della mascherina sui bambini piccoli. Nel programma prescolare dello Stato di New York che conduco, tutti gli adulti sono attualmente tenuti a indossare mascherine, in ogni momento.
Abbiamo sperimentato mascherine trasparenti e visiere, alternative particolarmente utili durante i momenti di lettura ai bambini. Possono, così, osservare ugualmente le nostre espressioni. […]
Cerchiamo sempre la mascherina più comoda in base all’esigenza e la cambiamo un paio di volte durante il giorno per rinfrescarci.
La cosa sorprendente è quanto bene si siano adattati i bambini. Non solo hanno accettato che questo è l’aspetto dei loro insegnanti ora, ma ci stanno insegnando la loro innata intelligenza socio-emotiva.
La mia amica Shelley, che insegna all’asilo, ha detto che in autunno, quando ha incontrato i suoi bambini, ha chiesto loro di leggere i suoi occhi.
Ha organizzato un gioco nel parco nel quale i bambini dovevano indovinare il suo stato emotivo guardandola negli occhi e osservando il suo linguaggio del corpo. Poi ha abbassato la mascherina per rivelare la sua emozione (felice, sorpresa o triste) e i bambini hanno riso confermando di aver compreso il suo stato emotivo.
Ha spiegato che i bambini sembrano entrare in sintonia emotiva con lei molto più di quanto avvenisse in precedenza.
I bambini guardano sempre i nostri occhi: il nostro sguardo ha un incredibile potere di trasmettere cura, amore e rispetto.
I bambini si sintonizzano anche sul nostro tono di voce, sui nostri gesti e sul nostro linguaggio del corpo.
[…] Indossare una mascherina ci costringe a rafforzare l’arte espressiva della cura.
Indossando la mascherina in questi ultimi mesi, ho iniziato a pensare alla cura come alla prima alfabetizzazione della vita.
È attraverso lo scambio di rituali di cura e sguardi (nutrirsi, dondolarsi, tenere in braccio, vestirsi) che i figli imparano ad ascoltare i nostri messaggi “non detti” e a connettersi.
Questo è il linguaggio della cura e, credo non si trasmetta solo attraverso lo sguardo o il corpo ma anche attraverso il cuore.
Howard Gardner ci insegna il concetto di intelligenze multiple. Descrive come i bambini abbiano la capacità di percepire e intuire la loro strada attraverso le interazioni sociali e come mantengono la consapevolezza di sé e dell’altro.
I bambini hanno un’acuta consapevolezza dei sentimenti propri e altrui.
Gardner ha anche descritto un altro tipo di intelligenza, quella definita esistenziale che coinvolge la capacità del bambino di andare oltre ciò che si vede e si sente.
Sì, sappiamo di cosa sta parlando perché quando ci prendiamo cura dei bambini piccoli, andiamo oltre ciò che si vede e si sente. Mentre mi meraviglio dei bambini, non chiedo come noi umani impariamo empatia e consapevolezza ma come sia possibile “perderle” mentre diventiamo adulti.
Tradotto dal blog di Community Plaything
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