La peculiarità che accomuna i vari terapisti dell’età evolutiva è quella di doversi rapportare con un essere in continua evoluzione e in stretta relazione con la famiglia: ovvero il bambino.
Questi due elementi determinano infatti una netta differenza rispetto al lavoro con gli adulti e condizionano necessariamente il tipo di approccio da utilizzare (vd. Tabella di approfondimento).
Infatti, nonostante possano essere molteplici le motivazioni che porteranno una famiglia a rivolgersi ad un Terapista dell’area pediatrica in ambito Ri-abilitativo, quello che di certo accumunerà in maniera trasversale i vari operatori, e che condizionerà il risultato del trattamento stesso, sarà il tipo di relazione terapeutica instaurata, tanto con il paziente (quindi il bambino) che con la sua famiglia.
I genitori sono infatti “i massimi esperti dei propri figli” e devono essere necessariamente coinvolti nella cura, nelle decisioni mediche e nelle attività assistenziali.
Ecco che entriamo nel merito del così detto “Family-Centered Care” (FCC) o “Approccio Centrato sulla Famiglia” (ACF).
Un approccio, nato negli anni ‘80 nelle terapie intensive neonatali Statunitensi, basato su attitudini professionali, modi di fare e di essere, così come modalità operative ed organizzative, che “riconosce e valorizza la famiglia come maggior esperta del bambino, come intermediaria tra bambino e mondo esterno e come elemento principale di influenza sullo sviluppo stesso”.
Grazie a questo tipo di approccio, supportato dagli studi sul bonding e sull’importanza del contatto fisico ed emotivo tra genitore e bambino, è stata messa in evidenza l’importanza e la necessità di spostarci da un modello centrato esclusivamente sul bambino, in cui il principale agente di cambiamento veniva considerato il terapista, ad un modello in cui viene al contrario sostenuto e riconosciuto il ruolo fondamentale della famiglia, come “fonte principale di stabilità e supporto” nella vita del bambino stesso. (Tabella di approfondimento n. 2)
Oltre a questo l’ACF ha permesso di diffondere un’ottica più positiva, centrata sulle competenze e le capacità del bambino piuttosto che sulle sue problematiche, creando un sistema basato sulla collaborazione, la condivisione e il sostegno reciproco tra terapista e famiglia, una partnership in continua evoluzione e cambiamento, adattabile e flessibile in base ai nuovi obiettivi e alle nuove conquiste, in cui i genitori possano sentirsi protagonisti assieme al figlio e in grado di operare, anche in autonomia (Tabella di approfondimento n.3).
Un concetto base del FCC è infatti quello dell’“empowerment”, ovvero dell’importanza di riconoscere, enfatizzare e rinforzare il ruolo genitoriale, di valorizzare, sostenere e migliorare le abilità della famiglia stessa affinché non si crei né una dipendenza né una competizione con il terapista e la famiglia possa diventare parte attiva nel processo di cura e ri-abilitazione.
Gli operatori assumono quindi un ruolo di “facilitatori”, per accompagnare i genitori alla scoperta e allo sviluppo delle loro abilità, con la consapevolezza di fondo che il successo del trattamento dipenderà proprio dalla condivisione, comprensione e accettazione da parte della famiglia degli obiettivi prefissati e individuati durante il percorso e che il tutto partirà proprio dalla prima accoglienza e valutazione.(Tabella di approfondimento n. 4)
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
Dispense Master in Fisioterapia Pediatrica – Corso “Core Competence” – Dott. Ft adrienne Davidson
www.canchild.ca
www.infermiereonline.it
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