La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) è un disordine del linguaggio, nel quale il bambino ha difficoltà nel programmare e nel produrre in modo rapido, accurato e costante nel tempo gli schemi motori articolatori necessari a produrre un messaggio verbale. (ASHA, 2007).
In parole povere il bambino con disprassia verbale sa bene cosa vuole dire ma non è in grado di capire come articolare i suoni in modo rapido e preciso muovendo le varie strutture interessate dell’apparato fono-articolatorio.
Caratteristiche della disprassia verbale
Dalla nascita fino allo sviluppo del linguaggio espressivo vero e proprio, il bambino con DVE può presentare diversi campanelli di allarme che il logopedista ha il compito di individuare e monitorare nel tempo per studiarne l’evoluzione.
Questi dati possono emergere durante l’anamnesi iniziale e ci aiuteranno a capire poi il tipo di diagnosi differenziale che è possibile fare. Poniamo particolare attenzione quando durante il colloquio anamnestico si rileva:
- Basso peso alla nascita
- Prematuritá
- Babbling (lallazione) scarsa e poco varia
- Ritardo nella comparsa di prime parole
Man mano che il bambino cresce, il suo linguaggio espressivo sarà caratterizzato da alcuni tratti che si differenziano dai tratti presenti nelle altre tipologie di disturbo di linguaggio. Risulta fondamentale conoscere queste caratteristiche in modo da effettuare un intervento mirato.
Possono essere presenti:
- Errori inconsistenti (una stessa parola target viene pronunciata in modi sempre diversi con errori che cambiano ogni volta);
- Alterazione della prosodia (l’eloquio può apparire frammentato, gli accenti vengono spostati);
- Repertorio ristretto di fonemi.
Per poter fare una diagnosi è necessario effettuare un’accurata valutazione a 360 gradi nella quale si andranno ad osservare con attenzione tutte le caratteristiche del parlato in diversi contesti, cercando di capire la vera natura delle difficoltà espressive che il bambino presenta. Non si tratta di una diagnosi medica ma di una diagnosi funzionale il cui compito spetta solo a logopedisti specializzati.
Come trattarla
La diagnosi e la presa in carico precoce permettono di intervenire in modo tempestivo e mirato. Risulta fondamentale fare una corretta diagnosi in quanto poi si andrà a differenziare l’intervento. Ad oggi esistono alcuni metodi come, ad esempio, il Prompt e il Dttc che hanno avuto un considerevole impatto nella riabilitazione della disprassia verbale e che portano a dei risultati nel tempo.
Questi metodi hanno dei punti in comune che possiamo considerare come i “giusti ingredienti” per creare una terapia efficace nel trattamento della disprassia verbale:
- Incontri frequenti e intensivi (almeno due volte a settimana o più)
- Tante ripetizioni dello stesso target
- Coinvolgimento attivo della famiglia per la generalizzazione
- Utilizzo di aiuti (supporti visivi, movimenti delle mani per enfatizzare il suono…)
Inoltre, nei casi più gravi può essere utile introdurre degli strumenti di Comunicazione Alternativa Aumentativa per supportare la comunicazione generale con la famiglia e l’ambiente esterno. Non si hanno invece evidenze scientifiche sul beneficio delle prassie orali, quindi se ne scoraggia l’utilizzo.
Esercizi per la disprassia verbale
Il bambino con DVE impara a parlare provando e riprovando il target fino alla sua generalizzazione. Una terapia basata sulla ripetizione può sicuramente essere stancante e noiosa. Sei tu il terapista migliore per il bambino che si sta affidando a te e, sicuramente, utilizzi il gioco come strumento principale.
Ecco qualche consiglio per rendere il tuo intervento specifico e allo stesso tempo coinvolgente.
Materiale: mattoncini, tessere magnetiche, blocchi di legno…qualsiasi materiale piccolo con il quale poter costruire o creare qualcosa di tangibile
Attività: chiedo al bambino di ripetere una determinata parola e, per ogni ripetizione corretta del target, consegno un mattoncino o una tessera al bambino, con il quale potrà costruire quello che vorrà.
Costruzioni magnetiche traslucide – Borgione
Obiettivi dell’esercizio:
- riuscire a ottenere quante più ripetizioni possibili senza far annoiare o disinteressare il bambino verso il compito.
- supporto visivo dato dall’oggetto costruito che mostra al bambino quanto è riuscito a fare (più ripetizioni corrette, più mattoncini a disposizione)
- coinvolgimento della famiglia che si riesce a inserire in modo adeguato perché l’attività da svolgere è semplice
Inoltre, attraverso l’uso di attività semplici ma gratificanti permetto al bambino di poter giocare senza un impegno motorio e cognitivo complesso, focalizzando le sue energie solo sul target da ripetere.
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