Il 28 maggio si è celebrata anche in Italia la “Giornata Mondiale del gioco”, voluta dalle Nazioni Unite per riaffermare il diritto al gioco sancito all’art. 31 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. In un panorama generale sconfortante, dove anche il gioco è percepito principalmente come vizio, questa iniziativa riporta un po’ di speranza, perché sottolinea i migliori aspetti culturali del gioco, un’attività utile per l’educazione, la socializzazione e l’aggregazione per tutti i bambini.
Ma il gioco è davvero un diritto di tutti?
Pochi giorni prima, dal 21 al 24 maggio, a Bologna nel corso di Exposanità, Assogiocattoli, in collaborazione con alcuni marchi del settore, ha organizzato un’area denominata “Gioco Anch’io”, per sottolineare l’importanza del diritto al gioco. In quest’ambito le aziende hanno presentato una gamma di giochi pensati “per tutti”, adatti anche ai piccoli con disabilità motorie o cognitive. Giochi attraverso i quali i bambini possono imparare a conoscere il mondo che li circonda, sviluppando la coordinazione e socializzando, attraverso il gioco, con il proprio corpo e con gli altri. Quello che ci si propone con iniziative come questa è sottolineare l’importanza di mettere sul mercato dei giochi che siano accessibili a tutti. Troppo spesso, infatti i giocattoli destinati ai bambini con disabilità si riducono ad essere oggetti il cui unico scopo sia quello riabilitativo, dimenticandosi la dimensione ludica e li bisogno del bambino di divertirsi attraverso il gioco. Nell’ottica di proporre dei “giochi per tutti”, la Quercetti & C., ha avviato una collaborazione con un team di psicologi e pedagoghi, per trovare delle soluzioni di gioco che siano davvero per tutti. Spesso si pensa che il gioco per il bimbo disabile debba avere solo una funzione terapeutica, mentre il gioco rappresenta un’attività spontanea per tutti i bambini, un momento di scoperta, esplorazione e stimolo. Il bambino giocando impara, si esprime, si relaziona, esterna emozioni, esprime desideri, diventa indipendente. Se per tutti i bambini esiste un diritto al gioco, la disabilità rischia di negarlo perché i giochi tradizionali non sempre sono pensati per chi ha difficoltà nel fare anche le cose più semplici.
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